“Tra passato e futuro: la musica a casa Pizzardi in una Bologna che non ti aspetti”
Anche il Temporale ha voluto celebrare il Centenario della scomparsa di Carlo Alberto Pizzardi (1922-2022) con le rassegne estiva ed invernale del XXVI Festival intitolato “Agli amanti delle arti e delle patrie storie” dove si sono affiancati concerti e spettacoli a 7 “racconti pizzardiani”.
L’evento conclusivo del ciclo si è tenuto la sera del 26 dicembre 2022 in onore dell’amica Riko Kobayashi, arrivata dal Giappone proprio il giorno di Natale. Con Riko e con gli altri amici presenti si è ripercorsa la storia della famiglia Pizzardi e di Carlo Alberto Pizzardi in particolare. Il racconto è stato intervallato da momenti musicali a cura di due allieve della Scuola di Musica Il Temporale accompagnate dal Maestro Emiliano Bernagozzi e da un brindisi con un vermouth… non scelto a caso.
Il tutto d’epoca “pizzardiana” e nella magnifica cornice della Sala dello Zodiaco di Palazzo Rosso. La musica era molto importante in quei decenni e lo era soprattutto a casa Pizzardi; come contributo alle celebrazioni del Centenario Pizzardiano vogliamo condividere un importante racconto scritto dalla Prof.ssa Maria Chiara Mazzi, Musicologa e Storica, proprio per la rassegna autunnale del XXVI Festival Internazionale di Musica da Camera.
L’importanza della musica per la città di Bologna dopo la proclamazione del Regno d’Italia
Raccontare del rapporto tra i Pizzardi e la musica significa tornare ad una Bologna di 150 anni fa e riscoprirne un volto inatteso. Ma cominciamo dall’inizio.
Dopo la proclamazione del Regno d’Italia, Bologna, già seconda città dello Stato Pontificio, si sente deprivata della sua centralità culturale. Decadono le sue istituzioni e anche l’antica Università non è più un richiamo per docenti e studenti…
Che fare?
È alla fine degli anni Sessanta che politici e letterati, storici, ricercatori e giornalisti decidono di trovare nella musica la possibilità di riscattare la ‘dotta’ Bologna agli occhi del mondo. Ma quale musica proporre per essere al centro dell’attenzione?
L’importanza della musica operistica italiana e la necessità di promuovere la musica strumentale del Classicismo e del Romanticismo
È presto detto: in Italia, da fine Settecento il solo repertorio eseguito è quello operistico italiano, dominato nel Risorgimento dal Verdi e questa passione ostacola l’esecuzione pubblica sia dell’opera europea che dell’immenso repertorio strumentale del Classicismo e del Romanticismo. Ed è questo lo spazio da occupare perché il mondo intero parli di Bologna!
Unite le forze vitali del Liceo Musicale e del Teatro Comunale inizia un’azione che non ha eguali e che nel novembre 1871 porta per la prima volta in un teatro italiano un’opera di Wagner.
Ma non basta ancora: occorre cominciare a promuovere pubblicamente anche la musica strumentale, fino ad allora eseguita quasi clandestinamente in riunioni di scelti ascoltatori aperti alle esperienze più strane i quali, nei ridotti spazi dei salotti, osavano ascoltare le pagine strumentali di Mozart e di Schubert, eseguite da artisti stranieri o dai pochi italiani formatisi a quei misteriosi repertori.
La creazione del Quartetto di Bologna e la promozione della musica strumentale
Così, in città, dapprima sonate e sinfonie vengono proposte nei ‘saggi finali’ del Liceo Musicale, poi si forma un complesso professionale, il Quartetto di Bologna (Federico Sarti e Adolfo Massarenti, violini, Angelo Consolini, viola e Francesco Serato, violoncello) che si dedica appunto all’esecuzione del repertorio che dagli anni Settanta del ‘700 aveva visto in successione i capolavori di Haydn, Beethoven, Schubert e Brahms del tutto ignoti in Italia.
Il lavoro della musicologia nel recupero e nella riesecuzione della musica del passato
Nel frattempo, grazie alla musicologia (disciplina anche’essa di importazione) si lavora anche al recupero e alla riesecuzione della musica del passato, complice il lascito librario di Padre Martini. E se gli architetti costruiscono (o ricostruiscono) monumenti neogotici in città e in campagna (basti pensare ai rifacimenti di Alfonso Rubbiani e alle decorazione degli artisti dell’Aemilia Ars proprio a Bentivoglio), gli strumentisti rieseguono, a fianco dei ‘tedeschi moderni’ gli ‘italiani antichi’ considerati come radici del grande strumentalismo europeo e consegnando a Bologna, al suo Liceo e alla sua Biblioteca un altro e altrettanto glorioso primato.
Tuttavia, dopo la riscoperta, bisogna divulgare il più possibile questi antichi e nuovi repertori…
L’anno cruciale, in questo nostro racconto, è il 1879, quando il compositore e direttore d’orchestra (oltre che del Liceo) Luigi Mancinelli inaugura in autunno la prima Stagione dei Concerti Popolari al Teatro Brunetti per presentare, in una sala ‘alternativa’ a quella del Comunale, il più celebre repertorio sinfonico.
La nascita della Società del Quartetto Pizzardi e la promozione della buona musica con privati e pubblici concerti
Ma il 1° agosto di quello stesso 1879, nel palazzo di famiglia in via D’Azeglio, Camillo Pizzardi, “giovane e ricco patrizio bolognese, molto colto e di molta istruzione”, assieme a Salinas e a Mancinelli fonda la Società del Quartetto con lo scopo “di promuovere e diffondere il culto per la buona musica con privati e pubblici concerti”, sulla scia di analoghe associazioni già presenti a Milano, Roma, Firenze e Napoli.
La descrizione della riunione dei membri della società e la presenza di importanti appassionati di musica
A dire il vero, erano già due anni che Camillo riuniva nelle sale del proprio palazzo un piccolo gruppo di appassionati, tra i quali il giornalista Gustavo Sangiorgi, direttore del periodico l’«Arpa», che scrive:
La riunione era sceltissima. I molti buongustai erano capitanati da Golinelli, da Busi, e da altri valenti cultori e l’ambiente aveva l’atmosfera adatta al genere di musica che si eseguiva. Onde il sorgere di questo nucleo privato di cultori di musiche classiche da camera può esser considerato come una novella e più rigogliosa fruttificazione del precedente e rossiniano ancor timido indirizzo d’arte. Non passarono di molti anni che la ristretta istituzione del Pizzardi ogni giorno di più corroborandosi e ampliandosi si trasformò in una vera pubblica società che, conservando molti dei caratteri aristocratici originari, divenne un centro d’irradiazione della coltura musicale cittadina.
Nelle stesse sale, il 24 novembre del 1879, viene diretto da Mancinelli il primo concerto ‘ufficiale’ della Società che, con musiche di Mozart, Weber, Mendelssohn, Liszt, dichiara apertamente gli obiettivi della programmazione, ricchissima e varia, nella quale i grandi della musica europea si alternano e si affiancano ai monumenti del barocco italiano.
Dopo qualche tempo i concerti si spostano da Palazzo Pizzardi alla sala grande del Liceo Musicale e da quella, nel 1888 a coronamento delle celebrazioni del centenario dell’Alma Mater, al Teatro Comunale, dove verranno ospitati straordinari solisti e prestigiosi direttori tra i quali, nel 1905, anche Arturo Toscanini.
Nemmeno a dirlo, la Società subisce le alterne fortune del marchese Camillo e chiude i battenti nel 1937, dopo avere programmato nei suoi quasi sessant’anni di vita oltre quattrocento concerti. Appuntamenti che hanno consentito di aprire Bologna all’Europa e portare il mondo in città, e i cui programmi, che conservano curiose sorprese e meraviglie inattese, ci raccontano ancora oggi della straordinaria volontà e vitalità culturale di quegli anni.
Maria Chiara Mazzi