Musica per vivere – concerto per il giorno della memoria
“…Combattevano con la musica. Era la loro unica arma.”
Lettura scenica liberamente tratta da “La domanda su Mozart” di Michael Morpurgo accompagnata da musiche composte nei campi di concentramento
La musica nei lager assunse un ruolo fondamentale nell’esaltazione dell’orrore e nell’annientamento della dignità umana. La musica era suonata di continuo, e scandiva il ritmo incalzante della vita di un prigioniero, durante le adunate, ma soprattutto nel corso delle esecuzioni, quando, a seconda del campo di concentramento, un’orchestra costituita da detenuti, oppure un singolo solista, accompagnava l’evento.
Con:
Marzia Baldassarri, soprano
Davide Dondi, violino
Emiliano Bernagozzi, flauto traverso
Giancarlo Bianchetti e Vito Rorro, chitarre
Fabrizia Lotta e Catia Gianisella, voci recitanti
INTRODUZIONE DI Saverio Campanini Professore dell’Università di Bologna
Ilse Weber Ich wandre durch Theresienstadt
Ilse Weber Und der Regen rinnt
Ilse Weber Wiegala
Ilse Herlinger Weber nota poetessa e scrittrice di origine ceca e di religione ebraica, fu internata con il marito ed il figlio più piccolo nel campo/ghetto di Theresienstadt. A Terezìn, dove erano stati deportati moltissimi bambini, Ilse Weber svolse l’attività di infermiera nel reparto infantile della locale infermeria. E’ in questo periodo che, per alleviare le pene dei piccoli ospiti, compose molte poesie che improvvisava in canzoni accompagnandosi con la chitarra. Nell’ ottobre del 1944 suo marito Willi e tutti i bambini malati di cui Ilse si occupava furono scelti per il trasferimento ad Auschwitz e Ilse chiese di seguirli, quando il marito di Ilse, venne destinato ad Auschwitz, prima di partire nascose sotto terra in tutta fretta, nel capanno degli attrezzi, più di sessanta fra poesie e canti che la moglie Ilse aveva composto nei due anni di internamento a Theresienstadt. Queste composizioni testimoniano le innumerevoli tragedie di tanti bambini e anziani che si sono consumate in quel campo di concentramento. Fu proprio Willi,unico sopravvissuto all’ olocausto a tornare a Therezin, scavare tra le macerie del capanno e riportare alla luce e a noi le parole, i versi e gli spartiti musicali che la moglie aveva composto durante i due anni di internamento. Quelle poesie sono ora diventate patrimonio comune dell’umanità Al capolinea del treno su cui Ilse era salita volontariamente per non abbandonare i suoi bambini malati, arrivata ad Auschwitz, pienamente consapevole della sorte che l’attendeva, fu riconosciuta da un detenuto che era stato deportato con lei a Theresienstadt; lui la vide che cercava di consolare i suoi bambini messi in fila davanti alle docce e le si avvicinò, mentre le sentinelle erano lontane. Ilse chiese: “È vero che possiamo fare la doccia dopo il viaggio?”.
Egli non volle mentirle e rispose: ”No, questa non è una doccia, è una camera a gas e ora ti do un consiglio. Ti ho spesso sentito cantare nell’infermeria. Entra con i bambini cantando nella camera a gas il più in fretta possibile. Siediti con i bambini per terra e continua a cantare. Canta con loro ciò che hai sempre cantato. Così inalerete il gas più velocemente, altrimenti verrete uccisi dagli altri quando scoppierà il panico”. La canzone che Ilse cantò con in suoi bambini è una ninna nanna “Wiegala”
a seguire:
Lettura Scenica liberamente tratta da “La domanda su Mozart” di Michael Morpurgo
Con Catia Giannisella e Fabrizia Lotta
La storia: L’intervista dell’anno, una violinista di fama internazionale e un mistero su Mozart che ha condizionato intere esistenze.
La musica, un violino, la guerra, la morte, la vita, Venezia. Sono queste le parole che annunciano una storia diversa dalle altre.
Una storia che parla di musica e di guerra in un sol tempo.
Di amore e di odio.
Raccontare il proprio passato ad un’estranea può essere doloroso ma, allo stesso tempo, emozionante. E tutto ritorna a vivere, a vibrare.
Compreso la paura di morire in un campo di concentramento delle persone che ami.
Nei ricordi vibra il cuore, il sangue come vibrano le corde di un violino che suona e non smetterebbe mai di farlo.
La musica li salvò, dal freddo, dalla morte.
Una storia per la Giornata della Memoria. Una storia per Ricordare. Non farlo sarebbe indifferenza
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